Le cantine e la piazza. Riflessioni post-elettorali, marzo 2018

Care amiche/i
Scrivo queste note per risvegliarmi dal mio letargo invernale.
Sono arrivate le elezioni e, come tanti, le ho seguite con interesse e curiosità.
Hanno vinto i due “populismi” temuti dagli “intellettuali”.
Io penso, ora più che mai, quanto ho già scritto dopo le precedenti elezioni politiche a proposito della sepoltura della volontà individuale nell’urna elettorale in cui ci sacrifichiamo come individui.
Trovate qui la mia più profonda convinzione in materia.

L’anima e l’urna

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Circoli Pickwick

In questa settimana mi ha colpito un articolo pubblicato da Linkiesta.
L’ho già discusso sul mio diario personale in FB.
Ne emerge una intuizione che mi pare pertinente: ”

No, perché se è questa la cultura che vi manca,
a me sembrano più “letterari” i Cinquestelle e la Lega.
Quanto meno Dickensiani.

Se per voi Dickens è un “quanto meno”.

Ho trovato arguto il riferimento a Dickens e al Circolo Pickwick.
A condizione di intendere di che cosa parliamo quando leggiamo questo romanzo. Non si tratta semplicemente di un racconto umoristico arguto.
Lo è nella misura in cui può esserlo il Don Chisciotte.
Cioè non lo è affatto!
Don Chisciotte o i Pickwick siamo noi e in particolare quel circolo costituisce il paradigma fondamentale dell’associazionismo  moderno. Il Club inglese.
Prototipo di ogni associazione e partito. Un modello dell’impulso sociale europeo moderno.

Non lo sono solo i due populismi che possiamo vedere come circoli Pickwick ma lo sono tutti i partiti e le associazioni.
Non è un circolo del genere il PD o Forza Italia?
Non lo sono le associazioni di professionisti: psicologi e psicanalisti che si appellano ai grandi sistemi? Come funzionano le nostre associazioni?
Mah, non saprei, non sono bravo in questo.
Preferisco occuparmi delle associazioni verbali. Quelle che Freud definiva (forse ironicamente) libere associazioni. Sono il fondamento del pensiero immaginativo. Perché è il pensiero immaginativo che ci declina tutti nel circolo Pickwick!
Che cosa ci immaginiamo di essere?
Allora ci possiamo seppellire tranquillamente in qualcuno di questi circoli e sacrificare la nostra individualità nell’urna della socialità. Sarà questa la nostra versione del populismo!

Questo lo credo da anni anche se non ne ho mai scritto in proposito. Ma la questione che invece mi intriga è anche un’altra.

 

Champagne e bruschette

Come mai una umanità, un corpo sociale, che esprime quel populismo che guardiamo con diffidenza, che ci appare una cultura “barbara”, esprime per altro verso dei prodotti sublimi dal punto di vista estetico.
Come mai tanta intelligenza estetica, tanta creatività, non appare in superficie nella cultura sociale. Segnatamente non appare nella politica?

Non è questione di estetica o etica perché anche in ambito etico non mancano realizzazioni preziose. Pensiamo solo alla rete di associazionismo del volontariato che spesso ripara come può i guasti della politica (penso a tagli della spesa pubblica in ambito sociale, sanitario…). Rudolf Steiner, al culmine della sua Filosofia della libertà invoca la “fantasia morale” come virtù fondamentale da coltivare per il futuro.

Come mai si vota in modo così “barbaro” consumando però prodotti culturali così sofisticati, intriganti. La politica e l’economia se vengono definite “creative” non è un complimento.

Mi riferisco ad esempio al cinema e alla musica.
Non tutti ma una quantità notevole di serie televisive vede al lavoro individui molto creativi, colti, competenti.
Da molti anni ho maturato la convinzione che gli individui più creativi della mia generazione, quelli che erano giovani 50 anni fa, quelli del 68, si sono riversati in professioni che richiedono creatività. E danno lavoro a centinaia di creativi per volta.
Molti registi di talento della mia età si sono felicemente spesi nelle imprese del sistema neo-liberista producendo comunque risultati sorprendenti.
Spesso non abbiamo “buon cinema” nella produzione di film “impegnati” che talvolta al contrario ne sono privi.
Abbiamo ottimo cinema anche nelle produzioni dei circuiti di massa.
Ho smesso da diversi anni di “guardare la televisione”. Da pochi mesi sono un utente soddisfatto e convinto di Netflix. E questo mi ha fatto capire come l’immaginazione popolare si rispecchi oggi in queste produzioni.
Ne ricavo l’immagine che beviamo champagne e mangiamo caviale nella sfera privata dei consumi culturali ma nella polis pubblica, nella politica impazza la bruschetta e la grigliata.
Non disprezzo nessuno dei due regimi ma c’è un nodo curioso e perverso che annoda questi due fili.

Analogamente per la musica. Berlusconi ama Apicella ma nel mondo milioni di persone consumano musica di altissimo livello creativo.
Abbiamo figure del calibro di Peter Gabriel, David Byrne, PJ Harvey…. E molti altri.
Ho considerato le prime rockstar che mi sono venute in mente ma se ci inoltriamo poi nel mondo sommerso dell’indie-rock (rock indi-pendente, alternativo) troviamo un arcipelago spettacolare, spesso sorprendente. Io ne sono gran fruitore. Quando voglio ricaricarmi vado lì. Nei Sotterranei, nelle ossa. Nella sala motori.

È come se ci fosse una polarizzazione tra la pelle e le ossa.
Guardando in un senso vediamo la creatività in superficie e la barbarie populista nelle ossa.
Oppure al contrario, a fior di pelle siamo populisti ma nei muscoli e nelle ossa ci possiamo nutrire comunque di buona cultura. Il ragazzo-medio oggi suona molto meglio! C’è uno straordinario talento nei giovani che spesso consumano anche e ancora la musica rock della mia generazione.

Non era così 50 anni fa. Tante forze immaginative, tanta creatività era maggiormente spesa nella sfera politica. Oggi se ne è distaccata.

 

Dal sottosuolo all’underground

Viene allora l’immagine della polis (politica) e dei sotterranei, dell’underground. Dal sottosuolo dostoevskijano fino all’underground punk. Lo riconosciamo, vero questo movimento, l’avanzare di questa metamorfosi?

Vi propongo allora di sciacquare questi panni sporchi con un po’ di buona musica. Musica dai sotterranei in “Juan’s tapement”, nella cantina di Juan! Vi porto a Baltimora. Seguiamo la discesa di questi ragazzi. È un concerto di un quarto d’ora, se volete e potete ascoltatene almeno il primo brano…

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Che ne dite di questi ragazzi? Cosa fanno in quelle cantine? Forse ve lo siete domandato anche voi a proposito dei vostri figli.
Tuttavia non sappiamo se non andiamo a curiosare… nella vita o sul web.
La signorina in questione, comunque ha una madre cantante e un nonno noto come compositore di colonne sonore di grandi film americani.

Mi credete se vi dico che non sono un fan dei Beach House in particolare. Ho preso davvero un esempio a caso. Quello che sto ascoltando in questi giorni. Potrei farvi molti altri esempi, il web è pieno di talento e creatività all’insegna dell’indie-rock. È una magica medicina a cui potete attingere. A condizione che ne abbiamo curiosità. Non voglio condizionare il vostro istinto di scelta. Come dicono i ragazzi: c’è Tanta Roba! Vi prometto che ne troverete. Nelle cantine e nei sotterranei. Nelle sale motori.

E questo mi dà, nei momenti più difficili quella virtù che spesso mi fa difetto: la Speranza!

In conclusione…

Forse questo discorso che può apparire “impertinente” merita una conclusione più “pertinente”. Provo ad esprimerla.

Sono nato nella giusta metà del XX secolo. Ho avuto 18 anni nel 68.

Il Sessantotto è stato uno straordinario movimento globale, durato pochi mesi ma che ha espresso una nuova direzione irreversibile allo sviluppo della cultura e della vita spirituale.

L’errore che possiamo commettere oggi noi ultra-sessantenni è di guardare al Sessantotto come un movimento politico.

No, politicamente è stato disastroso. Ma invece è stato un movimento profondamente rinnovatore della cultura e dei costumi. Ma questo rinnovamento non è ancora maturo. Arriva alla pelle. Non ancora alle ossa.

 

 

Fonte dell’immagine di copertina:  https://www.dlso.it/site/2015/09/16/conversazioni-con-linconscio-intervista-ai-beach-house/

 

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