Il corpo in Cina. Frammenti di biografia annotati su un quaderno di viaggio

Tai-chi in Cina

La pagina che propongo oggi si ricollega in due modi a due pagine recenti.
Per un verso si collega alla precedente in cui provo a riflettere su come l’umano di questa epoca impieghi l’eventuale patrimonio di tempo libero che la condizione sociale gli offre.
Che cosa si fa, che cosa ciascuno si inventa nel cosiddetto tempo libero?
Una amica-paziente che sceglie di presentarsi col lo pseudonimo “Carrington” ci risponde a modo suo testimoniando i suoi propositi di studio della lingua cinese e i suoi soggiorni-studio in Cina.
Per altro verso, questa pagina prosegue il mio proposito di dar voce, nella categoria “Agorà a testimonianze di che cosa sia l’analisi biografica. L’oggetto del mio lavoro e il tema di fondo di questo sito, all’insegna di Biografia umana e Scrittura creativa.
Di questa pagina, composta di un primo “bozzetto” e di una appendice che lo contestualizza nella biografia di “Carrington”, mi colpisce tra l’altro la molteplicità etnica dei personaggi. In Cina, in questi soggiorni di studio, si intersecano il tempo libero di umani provenienti dalle etnie più disparate. Svizzeri, spagnoli, quant’altro, come nel caso della nostra amica, una signora italiana ultra-quarantenne, che svolge in Italia un lavoro che non le richiede la conoscenza della lingua e della civiltà cinese.
Per la serie: che cosa facciamo nel tempo libero per nutrire e rinvigorire il senso della nostra esistenza?!

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Il corpo in Cina – Vacanza studio a Kunming di una ultra-quarantenne

Un bozzetto dal quaderno di viaggio di miss Carrington

Nell’aula fa freddo. E anche in camera. Non c’è riscaldamento e, per quanto pesanti possano essere gli abiti, in capo a qualche ora ci si infreddolisce parecchio. Nel mio caso a risentirne maggiormente sono gambe e piedi, gelati! Il freddo mi immobilizza innescando così un circolo vizioso: meno mi muovo più mi infreddolisco e più mi infreddolisco meno ho voglia di muovermi.
Per fortuna fuori il clima – quando c’è il sole – è mite. Capisco quindi che l’unico modo per farmi passare il freddo è uscire a camminare. Non importa se devo studiare o controllare la posta elettronica dell’ufficio, adesso la priorità è fare circolare il sangue negli arti inferiori.

Tai chi

 

Ben presto scopro un altro rimedio efficace contro il freddo: il Tai chi. Il mio maestro è Rubèn, un madrileno di 41 anni dal fisico asciutto e nervoso. Rubèn insegna kung fu Tai chi. Non lo fa in palestra bensì per strada. Con il sole allena nel parco di bambù, con la pioggia a ridosso dello stadio olimpico.

Inizialmente sono un po’ dubbiosa sulla possibilità di allenarsi all’aperto perché il tempo è brutto. Il giorno prima del mio arrivo ha addirittura nevicato! Decido quindi di indossare strati e strati di abiti pesanti. In realtà mi accorgo ben presto che non è necessario coprirsi tanto. Infatti, sebbene i movimenti del tai chi siano lenti, si produce calore che si irradia a tutto il corpo. Già con gli stiramenti –esercizi che a me sono sempre risultati avversi e per questo non sono mai stati da me praticati- ci si scalda parecchio. Non solo: il beneficio in termini di calore e circolazione dura a lungo permettendomi poi di stare seduta lunghe ore senza problemi e senza infreddolirmi nuovamente.

Per la prima volta provo un senso di benessere generale senza avere fatto grandi sforzi per ottenerlo, come se la gentilezza verso il mio corpo avesse prevalso sulla “violenza” cui lo sottopongo a volte quando mi dedico a sport intensi.

Il tai chi per me, nella mia recente esperienza, assomiglia allo studio del cinese: è concentrazione costante, presenza mentale. Non posso permettermi di distrarmi per pensare ad altro o rimuginare su un errore altrimenti perdo il senso della frase, del movimento, perdo la forma e la sequenza.

 

Esercizi di tai chi

 

Studiare cinese è una metafora!

F.P. Come ha deciso di confrontarsi in modo così stretto con la Cina?
Cominciai a studiare cinese con un’amica. Fu lei ad avere l’idea. Io in quel periodo ero incuriosita da questo Paese che si stava imponendo così prepotentemente nel mondo. Per me la Cina era imperscrutabile. Così feci come già con il russo: decisi di tentare di comprendere la mentalità del popolo imparandone la lingua. E, già come con il russo, la mia amica abbandonò alla fine del primo anno e io invece continuai.

F.P. Insomma la Cina o la Russia come metafore dell’inconscio!
Naturalmente, nel corso degli anni, la mia curiosità nei confronti del Paese e delle persone è andata aumentando. Ho intensificato pranzi e cene nei ristoranti cinesi, mi sono avvicinata all’arte e alla storia cinesi. Del resto, uno dei film più belli che abbia mai visto è proprio un film cinese.
Ho cominciato a fare le vacanze-studio. All’inizio mi sentivo molto intimorita perché mi sembrava fuori luogo, alla mia età, passare le mie ferie in una scuola di lingue. Per fortuna ho incontrato altre persone come me, della mia età e con background molto diversificati, e questo mi ha fatto sentire meno inadeguata e fuori tempo.

F.P. Che cosa ha significato per lei tutto questo?
Studiare cinese è stata anche e soprattutto una sintesi della mia vita, di come io mi sono sempre posta di fronte alle situazioni che mi si sono presentate. Sono partita studiacchiando senza troppo impegno né serietà. Me la sono cavata il primo anno con un recupero all’ultimo minuto. Se rivado ai miei anni di studio dalle medie in avanti è sempre andata così…
Il secondo anno e quelli successivi è andata molto meno bene.
Sono seguiti anni di tentennamenti e ripensamenti. Pensavo continuamente di mollare, ma qualcosa dentro di me mi diceva di non farlo, di resistere. La prima vacanza studio in Cina non è andata bene. In compenso però ho conosciuto delle persone molto simpatiche con cui ho passato dei bellissimi momenti.

Incontri suggestivi

Tai chi biografia umanaRicordo la discesa dal monte Tai con una ragazza svizzera perché ci si sono avvicinati due ragazzi di circa 20 anni che hanno voluto parlare con noi in inglese (un pessimo inglese) per la curiosità di parlare con degli stranieri: era la prima volta infatti che comunicavano con gente non cinese. E anche le fotografie che mi hanno scattato in spiaggia perché ero tra i pochi stranieri (io, non più giovane, un po’ in sovrappeso, venivo fotografata accanto a giovani ragazze perché facevo parte del paesaggio, che risate!).
E che dire del signore che mi ha avvicinata in spiaggia vedendo che studiavo cinese e che mi ha parlato per interminabili e incomprensibili minuti raccontandomi di sé e della sua famiglia. L’ho rivisto un paio di volte. Non bello, aveva però un bel corpo, in perfetta forma, con una pelle di un color nocciola bellissimo, e sapeva nuotare. Molti Cinesi non sono capaci.
Tornata in Italia, decisi di cambiare metodo di apprendimento passando alle lezioni private. Cambiai insegnante varie volte e decisi di pormi un obiettivo: l’esame di conoscenza della lingua, HSK. Anche questa è un’arma usuale per me per uscire dall‘impasse. Quando mi sento bloccata e non riesco ad andare avanti mi creo un obiettivo impegnativo che mi imponga di prepararmi e che preveda una verifica esterna. All’esame seguì, mesi dopo, una seconda vacanza studio in una scuola di lingue molto reputata di Shanghai e andò decisamente meglio anche se non tornai entusiasta neanche questa volta.
Trasferte interessantissime a Nanchino e Suzhou; dei giri per Shanghai e un capodanno al cinema da sola a vedere un film cinese stupidissimo: la parte divertente della serata fu comprare il biglietto esprimendomi in cinese!

Finalmente avevo preso una decisione: avrei continuato a studiare cinese. Avevo l’insegnante giusta in Italia e avrei continuato a recarmi a studiare in Cina cercando la scuola più adatta. Avevo inoltre preso consapevolezza che la lingua cinese è fatta di studio costante e di impegno vero, non consente di barare o di vivere di rendita grazie alla conoscenza di altre lingue. I cinesi sono molto duri con gli stranieri e vanno “contenuti” perché sono tendenzialmente logorroici e questo vale anche per gli insegnanti che invece dovrebbero dare più spazio agli studenti.
Avevo quindi tutti gli elementi per una sfida molto impegnativa. E ormai avevo deciso di accettarla.
Così lo scorso dicembre sono partita alla volta di Kunming, nello Yunnan. Avrei frequentato un corso di 3 settimane presso una scuola di cinese che un thread di espatriati valutava molto bene.

F.P. Grazie di cuore e buon proseguimento del viaggio, miss Carrington! Della sua testimonianza mi colpisce molto il fatto che una praticante di Tai-Chi come lei abbia scoperto che questa disciplina possa aiutare non solo ad attingere iniziazioni/illuminazioni più o meno probabili. Ma serva ad un obbiettivo che mi appare molto più “nobile” e “spirituale”. Quello di far circolare la sacra energia nel sacrosanto corpo in cui ci troviamo incarnati.

Devo confessare che da tanti anni mi pare di aver capito che nulla di umano è più sacro del piede e la sua testimonianza ci offre una traccia significativa su come scaldarli. Confesso anche, in questo senso, di attribuire un particolare valore ad una pagina sepolta in questo terreno. Si intitola “Scarpe“.

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