La bellezza salverà il Mondo?

Diwali - La festa delle luci molteplici

Queste paginette (meglio cominciare ad usare il plurale) fanno seguito alle precedenti.
Avevo promesso pensieri pasquali e qui li troverete ma troverete, credo, molto di più.
Infatti abbiamo appena attraversato il primo di maggio e viaggiamo verso Pentecoste.
Terminavo evocando il titolo che avevo scelto per la mostra degli scarabocchi dei pazienti che frequentano il mio studio Mi rendo conto del carattere provocatorio che queste note possono avere anche per le persone a me più vicine.
Offro in cambio la possibilità di riflettere e dialogarne qui, nei commenti!

 

La bellezza salverà il mondo?

Lo spunto viene dalla promessa del principe Myskin, ne “L’idiota” di Dostoevskij. L’annuncio di una bellezza avvenire.
Todorov ne ha ricavato il titolo di un saggio. E non dice in fondo nulla che già Platone non sapesse. Offre però grandi suggestioni.
A tutto questo io aggiungo un doveroso punto interrogativo.
È l’unica cosa mia, questo punto.
Ho il sospetto che il Mondo non abbia bisogno di essere salvato da nessuno.
Se la cava molto bene da solo, tra guerre, terremoti, terrorismo e mascherate dei politici.

La polveriera su cui poggiamo i piedi

Su tutto questo noi sediamo, poggiamo piedi e fondo della schiena per pensare e scrivere queste nostre.
Non si sta nemmeno male in questo angolo di mondo al riparo dalle peggiori turbolenze.
Gli amici, nellagorà del Social Network, non smettono di pubblicare i propri selfies. Ricevono auguri per le proprie feste di compleanno, happy-hours  serate culturali e discoteche. Stadio e Black-block. Qualche indignazione, qualche partecipazione o suggerimento di sottoscrizioni a favore. Patetiche raccolte di firme per riaffermare evidenze. Che già doverle firmare è una sconfitta. Per questo non lo faccio mai per nessuno e per niente.

Pasqua 2015

Così è passata anche la Pasqua che mi ha visto ritirato in una casa di salute. A ricevere cure termali e pratiche purificatorie.
Sono rimasto pudicamente in silenzio.
Non sentivo il bisogno di celebrare la Pasqua.
Non sono un pastore e nemmeno un fedele.
Per diversi anni ho delineato quel che mi appare cruciale nel teorema della Resurrezione. A me è apparso così, per come e quanto mi è stato dato di indagarlo.
I risultati sono questi e per me sono più che sufficienti per restare qualche Pasqua in silenzio.
Dopo la pubblicazione del mio libro, che mi appare, malgrado le miei intenzioni coscienti, un libro cristiano, la questione del sacrificio del Figlio è apparsa sospetta.

Bocche che divorano figli. Vecchie e nuove tregue.

Tutto comincia coi Titani che divorano i figli. L’antico Testamento sospende il gioco sul Dio del monoteismo che ferma la mano di Abramo mentre sta per sacrificare il figlio Isacco. Parallelamente i greci instaurano il parlamento dell’Olimpo con ministri e commissioni. È la grande tregua. La tragedia greca, la filosofia,  il Cristianesimo.
Il nuovo Testamento introduce il cammino, in qualche modo scelto e sofferto, del sacrificio assunto su di sé dal figlio. Quello mandato dall’altro padre che resta nel cielo.
È trattenuto in cielo perché sulla terra divorerebbe il figlio. Ma il figlio scende e si sacrifica da solo. Lamenta l’abbandono del Padre ma trova un altro cammino. Quello che ho definito il teorema della Resurrezione e di cui ho già scritto. Poche sbalorditive evidenze. Il Risorto difficile, quasi impossibile da riconoscere.

Finalmente individui

Oggi posso chiedermi: ma quale Padre, ma quale Figlio? Ormai mi sento solo e semplicemente un individuo che, gettato nel Mondo, si salva da solo. Piuttosto è lui, il Mondo, a redimere noi tutti in questo mirabolante gioco della socialità. Dell’inter-connessione. Nella società liquida. Del resto il Risorto ci aveva avvertito: non mi riconoscerete dall’aspetto ma mi riconoscerete solo nell’esercizio della mia funzione: spezzare il pane e distribuirlo. La cena di Emmaus. E quella promessa:

[quote align=”center” color=”#999999″]“Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». (Mt 18, 20)[/quote]

Il prezzo delle tregue

Ma forse nemmeno noi abbiamo bisogno di essere redenti da nessuno.
Dietro ogni redentore c’è una fazione del monoteismo che non smette di tormentare la crosta terrestre, in quei pochi chilometri quadrati di mondo continuamente asperso di sangue. Che non smette di sgorgare da ferite violente. Un piaga nel corpo del pianeta. Comunemente chiamato Medio-Oriente.

Io, dis-orientato, sono da tempo sprofondato in Oriente. Via dal monoteismo, come ho cercato di indicare: “io non sono Charlie!”. Prendo rifugio negli abiti cangianti e nei colori sfavillanti dell’antico induismo. Scelgo l’immagine di Ganesha per queste pagine. Lo scrivano del Mahabarata. Il simbolo di colui che ha scoperto la Divinità in sé stesso.

Lasciar andare il monoteismo

Ganesha - Il conduttore delle moltitudini celesti
Ganesha – Il conduttore delle moltitudini celesti

Mi sento beatamente regredito nel politeismo che, celebrando le inestinguibili lotte tra le passioni dell’anima, riesce comunque a rendere più stabili i sistemi sociali. Se la discordia delle pulsioni abita anche nel parlamento Olimpico è meno tragico tollerarlo tra noi.
Molto più devastanti gli effetti dello sforzo di una ricerca di Redenzione.
E torniamo allo stesso punto: la bellezza non salverà il mondo anche perché il mondo non ha bisogno di essere salvato. Non lo vuole e forse non ne ha bisogno.

Il bello, nel lavoro dei miei pazienti è quella goccia di splendore consegnata alla morte (Cfr Smisurata preghiera”). Una goccia di splendore che, nella sua precarietà, non invoca alcuna redenzione. Alcuna resurrezione. È già segno di un altro tragitto. Forse, semplicemente quello che Freud indicava come il tramonto del complesso edipico.
Quella goccia di splendore è già sufficiente, per chi sappia coglierla in ogni attimo, per abitare presso una nuova dimora. Quella che molti mistici hanno indicato come l’Eterno Presente. Fuori dall’incubo del passato e del futuro. Giochi ingannevoli della mente.

Senza redenzione

Ganesha, il signore, ma anche il distruttore degli ostacoli
Ganesha, il signore, ma anche il distruttore degli ostacoli

Infatti nel governo del Mondo sono subentrati popoli che non pensano alla redenzione.
Li chiamano in vari modi. Cindia, Eurasia, quella parte del pianeta che conosce la “vita liquida” dalle antichità del Tao, ben prima dell’annuncio prezioso ed essenziale di Zygmunt Bauman. Il profeta della vita liquida. Il sociologo del Tao post-moderno.
Ma il Tao, ripeto, qualcuno lo conosce da sempre e non smette di percorrere la via che porta sin qui.
Hanno già cominciato ad essere loro a redimerci.

Dicevo che poggiamo piedi e fondo della schiena qui.
Intendo che il nostro hardware è cinese (o dintorni) il nostro software indiano.
Due o tre ragazzi, nel box di una villetta, negli anni 60 in America, hanno avuto qualche buona idea ma da là a qui…

Non si va avanti senza tornare indietro.

O forse non c’è un avanti e un indietro nel grande organismo che vive nell’Eterno Presente. La Resurrezione che non ha bisogno di predicarsi.

Nel caso possibile in cui la mia passeggiata vi abbia condotto troppo lontano, concludendo esattamente dal punto in cui siamo partiti, provo ad indicare queste poche cose che riguardano nel modo più diretto la mia esperienza.
Ho dichiarato l’intenzione di guadagnarmi ogni parcella.
Non vendo biglietti, promesse di redenzione.
Come a loro modo hanno fatto i grandi profeti del Ventesimo secolo. Non a caso tanti pionieri sono provenuti dal monoteismo ebraico-cristiano. Segnatamente Marx e Freud. Ma anche Nietzsche e Jung, entrambi figli di pastori protestanti.
C’è una promessa di redenzione disattesa nel socialismo come nella psicanalisi.

La promessa disattesa

Persino del terrorismo europeo del post-Sessantotto è stata riconosciuta una matrice cristiana.
Terrorismo che rimbalza nelle forme più diverse e variegate. Schegge impazzite del monoteismo.
Vorrei pormi al riparo da questo vizio di fondo.
Anche perché, come ho cercato di mostrare giusto un anno fa nessuno di noi cambia la propria natura.

Scrivevo qui:

[quote align=”center” color=”#999999″]Ognuno di noi frequentando corsi e vivendo la vita, recandosi alla messa o dallanalista, recitando mantram o meditando, ci riesce a cambiare?
Ad essere qualcunaltro o/e a realizzare qualcosa.[/quote]

Sul valore preposizionale della risposta io non ho dubbi.
La mia risposta è “No!” ma, occorre operare qualche precisazione.
Ognuno di noi, facendo tutte quelle cose e vedendo tutta quella gente, non diventa migliore o accede a qualcosa.
Se le cose vanno nel migliore dei modi, resta sé stesso.

Governar sé stessi

Allora, se mi guardo alle spalle, contemplo il mio lavoro dell’ultimo anno e posso concludere che anch’io son rimasto ancora una volta me stesso. E ho trovato altro. Come amo recitare.
Ho pubblicato il mio primo libro concludendo una riflessione che albergava presso di me da almeno vent’anni.
Quella sulla relazione Padre/Figlio che mi appare ora una riflessione sul monoteismo e sul Cristianità in particolare.

Metamorfosi della relazione padre-figlio
Metamorfosi della relazione padre-figlio

Ma verso la primavera, nei giorni di san Valentino ho allestito la mostra a cui vi ho accentato e di cui qui poco posso dire o mostrare.
Erano gli scarabocchi dei miei pazienti. In passato ne ho dissimulato qui qualcuno anche mio.
Sono gli scarabocchi che ci sfuggono mentre pensiamo ad altro o siamo impegnati in qualcosa.
Mentre siamo completamente occupati nell’ingrato compito di governare noi stessi. Quando i ministri dell’Olimpo imperversano nella nostra coscienza, le nostre pulsioni non cessano scorribande nel sangue e nei nervi.
E noi siamo lì a far finta di essere… nemmeno Giove (che qualche pezzo lo perde ogni tanto…).
No, siamo lì a mimare il dio onnipotente del monoteismo. Noi che non governiamo nemmeno la nostra alimentazione e la disciplina del nostro sguardo.
Pietosa mascherata, nel nostro caso. Tragica realtà nel corpo martoriato del Medio-Oriente. I monoteismi e le promesse di redenzione costano troppo caro!

Sacra scrittura, sacrosanti scarabocchi.

C’è più verità allora negli scarabocchi sfuggiti alla e dalla mano, nelle incisioni rupestri della nostra coscienza, che negli statuti e nei contratti stipulati dalla nostra parte seriosa. Stipulati con chi poi?
Padre, Dio, Stato, Super-Io… Certo?
Non aver chiuso la propria partita nel “romanzo familiare” comporterà sempre una sorta di “inaffidabilità” del soggetto giuridico ma questo statuto è elargito nei nostri paesi e nei nostri tempi a chiunque abbia compiuto il diciottesimo anno di età. Senza iniziazione, senza psicanalisi.
Questo comporta una libertà assoluta di “scarabocchio” in margine alla più seria e sacra delle Scritture.
Ecco lo scontro tra scrittura e scarabocchio che ho cercato di mostrare attraverso lo sguardo della mostra degli scarabocchi dei miei pazienti.
Scrittura, come monoteismo, scarabocchio come ecografia del desiderio. Il desiderio prigioniero e preda delle scorribande degli dei pagani. Un labirinto che nel frattempo crediamo sia divenuto il governo dell’Olimpo. La conduzione di sé.
La bellezza degli scarabocchi ci salverà?
Ma nemmeno per sogno.
Per fortuna siamo già salvi.
Per la meraviglia di essere qui!

Riprenderò la riflessione su questa esperienza in prossima paginetta/e io cui cercherò di mostrare più da vicino lultima convinzione enunciata.
Quella secondo cui, malgrado psicanalisi, pratiche spirituali e convinzioni religiose, non smettiamo di ripetere noi stessi. Trovando altro, ovviamente!

3 pensieri su “La bellezza salverà il Mondo?

    1. Cara Marisa, la ringrazio a mia volta di cuore. Per un motivo molto semplice. Quella di ieri è una pagina che nella notte prima della pubblicazioni riesce a indurmi ansia in attesa di riscontri….!

  1. Bella pagina e interessante. Per me la risposta se la bellezza salverà il mondo è duplice e/o anche triplice. La verità non è lineare e la definizione di cosa sia la bellezza o il mondo possono essere soggettivi; le risposte vere anche se contrastanti, quindi…
    Condivido la tua pagina, almeno, quello che sono riuscita a capire perchè molti riferimenti non li conosco, però concordo sul fatto che recitazione di mantra, meditazione, esperienze di vita non possono influire sulla nostra natura. Oggi vedo troppi libri, film pensieri basati su semplicistiche visioni della “realtà”. Troppa magia a bassp prezzo. La realtà, il mondo: parole difficili. Forse sono anche semplici, ma non scontate e non ad una dimensione. La tua visione mi sembra giusta, priva di ssemplificazioni. Grazie di tutto, ciao. Emma

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