La lanterna di S. Martino

Splendida estate di S. Martino. Abbiamo inseguito il professore per i colli dell’alta Brianza. Non è stato facile. Voleva una sigaretta. Vaneggiava di fuochi alchemici, fuochi metabolici e desideri inconsci. Non è stato facile… Ne abbiamo ricostruito la conversazione strampalata. Prima o poi, ne siamo certi, mostreremo che c’è un metodo in questa follia… Almeno speriamo!

Fumo di sigaretta. Psicanalisi di una sigaretta.

Psicanalisi del fuoco e del fumo n. 2 Il desiderio di fumare tra fumo e fuoco. Il fuoco come espressione del desiderio. Il fumo come traccia dell’esistenza del fuoco. La psicanalisi come indagine sull’enigma del desiderio. Io non sono un fumatore se non occasionalmente. Lascio che in casa mia gli ospiti (e lo fanno sempre) si affaccino al balcone a fumare. Il fumo di sigaretta effettivamente lascia cattivo odore. Non di meno provo compassione per i fumatori che negli ultimi anni han vita così dura nei locali pubblici. Sicuramente si tratta di una mia contraddizione e la riconosco. Ho scritto però anche un Elogio della contraddizione. Una contraddizione del mio sentire sta nel fatto che sebbene non gradisca il fumo di sigaretta in casa mia, provi però sentimenti di tenerezza quando penso ai cinema della mia giovinezza in cui era possibile fumare. Ambienti suggestivamente fumosi! Magari guardando un film americano in bianco e nero in cui si fumava e si beveva whisky. Alcool come acqua infuocata. Acqua combustibile. Non spegne il fuoco, lo alimenta. Fuoco su fuoco. Fumo su fumo. Già il cinema è…. fumo. Apparenza. La più grande illusione della nostra epoca prima della televisione. La grande illusione che ci porta a ipnotizzarci. A contemplare giochi di luci, in fondo ombre cinesi, e di vederci il principe Amleto o Demi Moore! Non ha torto chi attribuisce l’invenzione del cinema a Platone e alla sua caverna. Ma ancora più in là io penserei alla teoria dei Triguna nella filosofia indiana. Non trovo un link sintetico sull’argomento. Dovrò dedicarvi una paginetta in futuro. Comunque guardare un film avvolti nel fumo significa per me aggiungere fumo a fumo. Scomparire felicemente. Ma dove sta il fuoco? E perchè lo si accende? E’ quello che mi chiedo da anni riflettendo sul fumo di sigaretta. […]

Meditazione dinamica

Meditazione in 5 step

L’estate, malgrado solo in estate molti meditanti possano fare un ritiro, non sarebbe il momento più adatto al lavoro interiore. In estate si vive “fuori” e non solo di testa 😉 mentre l’introspezione è più facile d’inverno.

Un discreto monumento alla mia modesta persona.

Un discreto monumento alla mia modesta persona. Così mi appare questo sito nel momento dell’inaugurazione. Francamente non me l’aspettavo. Se ancora non è arrivato, sicuramente sta arrivando. Forse lo avrei pensato prima. Quando non sapevo di non essere in grado di sostenerlo. Un monumento, se pur discreto, ha il suo peso. Sicuramente, acquisita questa consapevolezza, lo avrei immaginato dopo. Siamo alle solite. Ah, Vertiginedeltempo! #Sappiatelo: per me è una interiezione frequente. Almeno quotidiana. Se accade ora non è solo per qualcosa che io abbia deciso o determinato. Arriva adesso perché altri, nei modi più diversi, lo hanno determinato. Fosse stato per me…. Alla fine è davvero bello arrendersi a questa evidenza. Siamo fatti d’altro. Siamo altro da ciò che pensiamo. Siamo determinati dall’incontro con l’altro. L’ immagine di noi stessi più fedele di cui possiamo disporre è sicuramente quella che attingiamo chinandoci sullo sguardo dell’altro. Lo specchio di Narciso è l’occhio dell’altro. Non il nostro occhio che mai potrà percepirci. Gli organi di senso son tutti rivolti all’esterno. Ma tornando al monumentino in cui mi trovo eretto, tornando a lui, tornando a quel legno (spero non a quel marmo) la prima cosa che mi vien da pensare è quel verso di Dante, poeta che pur non frequento…. Io non so ben ridir com’io v’entrai tanto ero pieno di sonno a quel punto Ma quel punto lo ricordo comunque. Sfuma tutto il resto. Sfuma nelle nebbie del sogno il percorso da quel punto in poi. E i punti importanti sono sempre punti apparentemente accidentali. Era la metà degli anni 90 e per caso mi trovavo in riva al mare a Cesenatico. Erano i primi di settembre, accompagnavo la mia prima moglie ad un convegno di insegnanti cui non partecipavo. Riflettendo, in uno di quei posti davanti al mare, pensai con determinazione […]

Lasciate il vostro peso alla terra. Il grado uno della meditazione.

L’apprendistato della mia meditazione ha radici nell’apprendistato della mia invalidità. Strane sincronicità per cui, come concludevo ne “Il gioco del silenzio”, cose molto buone o molto belle confinano con cose molto cattive o molto brutte. Fatto sta che a sedere a gambe incrociate io non ho imparato in una sala di meditazione, ma in una piccola palestra di fisioterapia, nel centro paraplegici del Pio Istituto Santa Corona a Pietra  Ligure nell’estate del 1981. Avevo poco più di 20 anni ed ero reduce da una lesione midollare che tutt’ora mi affligge. Appena arrivato in palestra le fisioterapiste mi facevano scendere dalla carrozzina al tappeto e mi dicevano semplicemente “Mettiti lì e stacci, a gambe incrociate, così ti decontrai…. Resta lì un po’…, ancora un po’…, non ti fa mica male! E quanto a casa ti alzerai, al mattino, prima di metterti in  moto, resta un po’ lì al tappeto”! Come io abbia imparato a far scendere le ginocchia al tappeto non lo so e non lo ricordo. Probabilmente è un segreto custodito nella scatola nera della mia memoria muscolare. Sì, perché muscoli, tendini e quant’altro nel corpo fisico, che crediamo di conoscere, hanno una memoria del genere e spesso non è facilmente accessibile. Certo è che, quando circa 10 anni dopo dovetti provare questa posizione per la meditazione, paradossalmente mi riuscì più facile che alle persone normali. Che dolgano le ginocchia, mettendosi seduti a meditare, è da considerarsi normale. Seduti come gli orientali, gli occidentali non riescono a starci senza un certo allenamento. Ma tutti gli insegnanti di meditazione minimamente equilibrati lo sanno e lo dicono. Si può meditare benissimo anche su una sedia. A ciascuno però tale ipotesi appare immediatamente come il coniugarsi nel registro di un bodhisattva-diversamente-abile. Eh no. Io no! Ho avuto la fortuna di imparare i primi […]

Il gioco del silenzio – Il grado zero della meditazione

Ci sono giochi giocati o fatti giocare ai bambini intorno ai primi anni ’50 che, a ricordarli oggi, vien la pelle d’oca. Uno è rimasto conficcato dolorosamente nella mia memoria come un chiodo. Il gioco del silenzio. Per attenuare immediatamente la drammaticità della cosa, posso dire che ne coltivo la memoria grazie ad un fatto curioso. Un po’ misterioso. Nella camera segreta del cuore, nella memoria umana, per una curiosa dinamica, cose molto gradevoli e cose molto sgradevoli si richiamano secondo assonanze, convergenze paradossali. Svelerò questo nesso solo in conclusione. Per ora resti solo una buona promessa. Un proposito. Questa narrazione non è, da parte mia, mossa da risentimento. Nemmeno da un gusto dell’orrido che non credo di aver mai coltivato. Nemmeno i film di questo genere han su di me alcuna attrazione. Il gioco del silenzio veniva proposto nell’ultimo quarto d’ora dell’orario scolastico della scuola elementare. Probabilmente la lezione era finita un po’ prima. Il maestro era stanco. Forse semplicemente stufo. I giochi eran fatti. I voti assegnati. I compiti annotati sul diario per controllo del genitore che avrebbe dovuto firmare e supervisionare questa e altre cosette sgradevoli. Note di demerito, compiti in classe. Ognuno tornava casa col proprio fardello. Io avevo sempre qualcosa da temere e di cui preoccuparmi. Qualcosa che tende ad accompagnarmi ancor oggi. Ora però ho imparato a conviverci. Ma quegli ultimi minuti avanzati…. ridondanti….! Che ossessione! Bisognava attendere il suono della campana per uscire dall’aula in fila per due, secondo la propria altezza. All’inizio dell’anno e ogni qualche mese si sceglievano le coppie. Si marciava fino alla strada in cui finalmente ci si scioglieva. Inutile dirlo, parlo di classi solo maschili! Ma nei ritagli di minuti di cui dicevo, emergeva la natura più disgustosa e perversa dell’istituzione scolastica: il gioco del silenzio. Ognuno doveva […]

TAGLIARE LE CORDE DELL’ARPA (Libera pluridecennale riflessione sulla psicanalisi)

Le corde dell'arpa

Negli anni sessanta e settanta mi capitava di partecipare alla sensazione che la psicanalisi avesse a che fare con qualcosa di “scandaloso”. Era facile, ancora in quegli anni, trovare nel riferimento alla sessualità qualcosa di scandaloso. Echi dello sconcerto che il dott. Freud deve avere generato nella Vienna cattolica e “cacanese” Di acqua sotto i ponti ne è passata talmente tanta che vien da sorridere a pensarci. Oggi abbiamo forse più pudore a parlare dei nostri sentimenti che non della nostra vita sessuale e tutto sommato non è un cattivo segnale. Probabilmente al suo nascere la psicanalisi ha scandalizzato anche per il riferimento alla vita sognante e alla paradossale disciplina della libera-associazione. Sono rimasto profondamente colpito negli anni passati, dialogando con anziani e scoprendo di quale infinitamente maggiorre capacità di concentrazione fossero capaci. Noi al confronto siamo molto più immersi nei nostri desideri, nelle nostre fantasticherie…. Siamo molto più frammentati. E’ passata molta psicanalisi ed un po’ di psichedelia nella cultura di massa al punto che la libera associazione è diventata quasi la regola prevalente nelle nostre conversazioni. Anche facendo cultura. Diciamo quel che ci viene in mente e spesso abbiamo una notevole difficoltà ad ascoltare ciò che l’altro sta dicendo. Facciamo davvero fatica a seguire un filo logico. Forse solo i filosofi, che non a caso ci appaioni spesso cervellotici, sono in buona parte ancora legati ad una esigenza di concatenazione logica dei pensieri che, lo ripeto, nelle generazioni precedenti, era più facilmente la norma. Il riferimento alla sessualità e alla libera associazione non scandalizza più una cultura del nostro tempo che usa il riferimento alla sessualità come veicolo di penetrazione pubblicitaria. Analogamente, dire ciò che ci salta in mente ci appare un sacrosanto diritto acquisito. Certo si potrebbe obiettare che la sessualità non è proprio solo quello. Nemmeno […]